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Quando nasce VEC? bella domanda. 

La narrativa ortodossa colloca la nascita di VEC nel lontano 2017, tra le scrivanie di un noto studio legale milanese. Qualche complottista, invece, giura che VEC vide la luce un anno più tardi, in una casetta con mattoni a vista affacciata sui canali dell’East End di Londra. Un rinomato ciarlatano giura che VEC mosse i suoi primi passi in un assolato pomeriggio d’estate del 2018, all’ombra delle guglie aguzze della cattedrale di Burgos. I più spregiudicati, infine, localizzano il parto nell’umida e lussureggiante giungla thailandese. Vai a sapere dove sta la verità…

 

Ma in fin dei conti, ha senso arrovellarsi intorno a una domanda così capziosa? Il fatto incontrovertibile – ed essenziale –, infatti, è che VEC è nato. Il resto importa poco.

Venuto al mondo come un’idea prima e una newsletter poi, VEC ha preso poco a poco forma fino a sublimarsi, complice anche la pandemia – periodo storico in cui tutti, compresi i fondatori del Collettivo, hanno dovuto darsi da fare per colmare il vuoto di giornate interminabili da confinati tra le mura domestiche –, in una rivista pubblicata nell’aprile del 2020.

Vorremmo ora dilungarci in mille peripezie che ci sono occorse in questi tre anni, ma in verità non abbiamo fatto altro che lavorare sodo perché, come il buon Oscar Wilde, abbiamo dei gusti semplici: ci piace il meglio di tutto. E per fare le cose molto bene ci vuole molto tempo, per quanto questa considerazione possa suonare più rinascimentale che post-moderna.

Un lavoro lungo ma necessario, che ha portato alla pubblicazione di VEC02.

 

Definire cosa sia VEC è per certi versi ancora più difficile che rispondere alla nostra domanda iniziale. 

Si potrebbero prendere a prestito gli strumenti retorici della teologia negativa, che definisce il proprio oggetto di studio per contrasto, attraverso la metodica negazione degli attributi fallaci. Ma sibillina e tutto sommato dogmatica, la teologia negativa…

L’inghippo sta tutto qua: VEC è innanzitutto un modo di vivere. E quindi, col tempo cambia.

Perché il cambiamento è un processo fondamentale: ciò che dovremmo temere non è – l’inesorabile – scorrere del tempo, quanto la possibilità che questo non abbia lasciato in noi segni terzi se non sui nostri connotati. 

VEC è nato come impellenza e si è trasformato in oasi creativa.
VEC è una traccia punk nelle intenzioni e jazz nel risultato.
VEC vuole essere fresco
VEC non si pone contro ma come alternativa: non necessita dello scontro delle divisioni per definirsi. 

Insomma: VEC non è antitesi, bensì sintesi.

 

VEC

 

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Dicono di noi:

 

«VEC? A silly little magazine.»

- Enrico “Il Maestro” Lixia

«Una rivista nata un po’ per caso, ma con le idee chiarissime e che ha capito immediatamente come si fanno le cose fatte bene.»

- Frab's Magazines [leggete l'intervista qui]

«Artigiani della carta.»

- TGR Sardegna

«Rimpianti? Pochi: ho avuto una vita piena. Eppure una cosa non mi è mai andata giù. Che cosa? Il non essere citato da VEC nell’articolo sulle basette.»

- Little Tony

 

«Senza VEC non avrei mai trovato la forza di scrivere la lettera che ho letto a Sanremo.»

- Chiara Ferragni

 

«Ma è tipo Vice?»

- Anonima

 

«Una rivista capace di sviscerare con piglio ironico tematiche complesse e di restituire una prospettiva inedita di un presente caotico. Resta però da definire bene che cosa si intenda per credibilità.»

- Lilli Gruber

 

«Vero, che ti amo ancora

Vero, che ti ho tradita

Falso, è stato un gioco

Falso, io lì non c'ero.»

- Paolo Meneguzzi

La rivista del Collettivo VEC | articoli, fotografie e illustrazioni che hanno come filo conduttore tre pilastri: verità, eleganza e credibilità.

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